La Camera dei Deputati francese ha respinto lunedì una mozione di sfiducia contro il governo del presidente Emmanuel Macron, garantendo che la controversa legge che aumenta l’età pensionabile da 62 a 64 anni diventi legge dello Stato.
La prima delle due mozioni ha ricevuto 278 voti, nove in meno rispetto ai 287 necessari per essere approvata. Il risultato ravvicinato riflette la diffusa indignazione per la riforma delle pensioni, per l’apparente distacco del presidente Macron e per il modo in cui la misura è stata approvata in Parlamento la settimana scorsa senza una votazione completa sulla legge stessa. Il Senato, la camera alta del Parlamento francese, ha approvato la legge sulle pensioni questo mese.
Anche la seconda mozione di sfiducia, presentata dal partito di estrema destra Rassemblement National, è stata respinta lunedì, con solo 94 parlamentari che hanno votato a favore.
Il cambiamento, che Macron cerca fin dall’inizio del suo primo mandato nel 2017, ha provocato due mesi di manifestazioni, scioperi intermittenti e occasionali violenze. Ha diviso la Francia, con i sondaggi che mostrano costantemente due terzi della popolazione contrari alla riforma.
Dopo i voti di lunedì, non c’è stata alcuna indicazione che le proteste diminuiranno o che lo stato d’animo irrequieto che ha causato questa crisi svanirà presto. La Francia si trova di fronte a un periodo di profonda incertezza e non è chiaro come Macron, che è rimasto largamente in silenzio, potrà riaffermare la sua autorità.
“Dovremo costringere il ritiro della legge attraverso scioperi e manifestazioni”, ha detto Jean-Luc Mélenchon, il leader di estrema sinistra, dopo il voto. Dopo il calare della notte, si sono verificati scontri violenti sporadici tra manifestanti e polizia in città di tutta la Francia, tra cui Strasburgo, Rennes e Lione. A Parigi, piccoli gruppi di manifestanti hanno giocato al gatto e al topo con la polizia, ribaltando i bidoni dell’immondizia e incendiando rifiuti non raccolti. La polizia anti-sommossa ha risposto con gas lacrimogeni, spray al peperoncino e manganelli.
I sindacati hanno indetto una giornata di scioperi e manifestazioni per giovedì e Marine Le Pen, il leader del partito Rassemblement National, ha dichiarato: “Credo che sia difficile governare in queste circostanze”.
Ma per ora il centro ha tenuto e la caduta del governo è stata evitata.
Prima del voto, in un discorso di forte indignazione, Élisabeth Borne, il primo ministro, ha denunciato quei parlamentari che “negano il ruolo del Parlamento e affermano che la strada è più legittima delle nostre istituzioni”.