C’è in testa la Regione Veneto, una delle maggiormente colpite dal Covid-19 (Coronavirus), a chiedere lo sblocco del tutto chiuso state a casa. L’economia ne sta risentendo eccessivamente, e gli aiuti stanziati in qualche modo dal Governo, appaiono insoddisfacenti per la sopravvivenza delle imprese.
Ma a dire questo sono molti esperti di economia, mentre dall’altra parte ci sono gli esperti in virologia, che invece pongono un alt. Questo non non succede solo in Italia, ma è comune ovunque nel Mondo, in molti Paesi ci sono aspri scontri tra la politica, governi ed gli esperti.
Il collasso economico fa paura, ed è già in atto in quelli che sono gli ultimi della nostra società. Oggi ho letto un articolo su Italia Oggi che descrive una situazione reale, in cui una famiglia non ha più mezzi economici di sostentamento.
Che la situazione economica di molte famiglie sia drammatica, e non se ne parla a sufficienza, è noto da settimane. Circa un mese fa ci furono voci che annunciavano l’assalto a dei supermercati. Effettivamente per chi assume delle decisioni, questa è tra le peggiori situazioni che potessero avvenire. Non vorremo essere nei panni dei vari Governi in questa drammatica fase storica.
Aprire le attività, anche a scaglioni vuol dire esporre comunque un certo numero di persone a possibili contagi, in una fase in cui questi sono comunque elevati, specie in quelle regioni che premono per la ripresa delle attività. Ma dall’altra parte si rischiano danni incalcolabili al tessuto economico delle aziende e di riflesso delle famiglie.
La scelta è complessa. Serve davvero un programma di ripresa efficace, anche per attenuare la stretta sui cittadini, relegati in casa da un mese mezzo, che con la data del 4 maggio saranno due mesi di stato di detenzione domestica.
Poi ci sono sopratutto decreti locali che stanno generando confusione, ulteriori limitazioni ai cittadini probabilmente inefficaci, non definite dagli esperti, ma da talune autorità locali. Ma ciò è corretto o no? Non dovrebbe essere solo lo Stato a gestire situazioni così delicate?
In alcuni comuni è vietato anche fare attività fisica entro i 200 metri dall’abitazione, oppure andare a fare la spesa in due (ci sono state sanzioni anche a persone con invalidità al 100%). Si è giunti al paradosso, l’autorità non può essere così frammentata per la tutela della salute pubblica. E’ accettabile, forse, che sia una regione a decidere, ma non il singolo comune a sovrapporsi ai decreti nazionali.
Una stretta come quella che sta avvenendo sui cittadini è smisurata, in specie perché non si è in grado di effettuare i tamponi a coloro che da giorni hanno la febbre. Questo è noto a tutti, lo scrivono in vari giornali di tutta Italia.
Riaprire le attività si deve fare, ma è necessario mappare assolutamente i casi positivi. L’iniziativa dell’app è molto interessante, si potrebbe rivelare utile come avviene in Corea del sud, ma il suo utilizzo facoltativo rischia di essere inefficace.