Abbiamo sentito tutti, chi più chi meno, parlare della cosiddetta “grande depressione” del 1929 o del “crollo di Wall Street”. In realtà il paragone venne già tirato in ballo nel 2008, quanto scoppiò la crisi finanziaria a causa del fallimento della Leman Brothers. Stiamo parlando della più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.
A livello numerico i due episodi non furono paragonabili, nel senso che nel 1929 i numeri della crisi andarono ben oltre quelli del 2008. Ma in qualche modo furono crisi paragonabili, se non altro perché determinate da questioni puramente finanziarie.
Stavolta no, stavolta è diverso. Stavolta è una crisi generata da un nemico invisibile, da un nemico subdolo di cui si sa poco o nulla. Ci ha costretto a chiuderci in casa, a interrompere tutte – o quasi – le attività lavorative. Sta colpendo il mondo intero, per quella che ormai è entrata di diritto negli annali delle peggiori pandemie della storia dell’umanità.
Abbiamo letto proiezioni del PIL, sia a livello globale sia a livello nazionale. Pensate, nel 2008 la decrescita globale si attestò poco oltre il punto percentuale, stavolta si parla (lo dice l’FMI) di percentuali che potrebbero attestarsi tra il -3 e il -4%. Qualcosa d’incredibile, qualcosa che non era mai accaduto prima, qualcosa che ci costringerà a dover affrontare un lungo periodo di ricostruzione sia a livello economico sia a livello sociale.
E’ vero, si parla di una rapida ripresa già nel 2021 ma la domanda è: ne siamo certi? Ciò che è certo, al momento, è che dovremo imparare a convivere col coronavirus fin tanto che non verrà trovato un vaccino. L’altra cosa certa è che più in là si andrà con il lockdown più devastanti saranno gli effetti economico-sociali.