Le misure d’emergenza per ridurre le possibilità di contagio potrebbero continuare anche dopo Pasqua. Il capo della Protezione Civile ha detto in varie interviste poi riportate dai vari giornali: “dovremo stare in casa per molte settimane, servono comportamenti rigorosissimi”.
A seguito del clamore delle dichiarazioni pubblicate dai quotidiani, aggiorniamo questo intervento, con la notizia che il capo della Protezione Civile asserisce di essere stato travisato, e che le decisioni saranno a cura del Governo.
Questa potrà apparire a molti di noi un’ingiustizia, invece è una forma di tutela della salute pubblica, e sopratutto del Servizio Sanitario Nazionale attualmente in forte pressione per curare gli ammalati.
Siamo ormai quasi anestetizzati dalla quantità di informazioni in merito al COVID-19. Ogni giorno alle 18:00 viene emanato il bollettino della Protezione Civile. Ma quei numeri sono persone, ovvero nonni, zii, genitori, figli, persone che soffrono, che hanno paura, che hanno un lavoro, un’azienda, che hanno dei figli in casa da mantenere. Persone che muoiono.
Abbiamo perso la libertà e ce ne siamo accorti tutti, lo abbiamo fatto volontariamente, tanto che quando l’altro giorno il Governo ha cercato di allargare le maglie delle restrizioni all’uscita dei bambini per fare due passi con i genitori, c’è stata una sorta di rivolta web, ci sono state proteste.
Questo perché abbiamo la consapevolezza di un grave problema chiamato Pandemia che c’è piombata d’improvviso e con un preavviso di cui non si è tenuto molto conto.
Ora siamo ai primi di aprile, passeremo Pasqua con le sue belle giornate di sole a casa. Poi ci sarà il resto di aprile, ed insomma, la bella Primavera la trascorreremo con questa emergenza, ma se non si troverà un vaccino, cosa improbabile in tempi stretti, anche l’Estate sarà complicata da trascorrere.
I problemi sono tanti, innanzitutto prima o poi riapriranno le aziende, i negozi, ma niente sarà come prima e tutto dovrà essere riprogrammato per tutelare la salute pubblica. Forse è il caso di pensarci fin d’ora.