Nato a Torino nel 1971, si innamora della musica fin da bambino. A 16 anni si trasferisce in Francia dove debutta come solista. Da lì il suo destino è segnato.
Incontra Ludwig Streicher, contrabbassista dei Wiener Philharmoniker che, intuendo il talento di Ezio, lo indirizza all’Accademia di Vienna dove successivamente l’artista studia contrabbasso, composizione e direzione d’orchestra. Gira il mondo da contrabbassista e si ritrova a suonare con la Chamber Orchestra of Europe di Claudio Abbado, con cui instaura un legame profondo di amicizia.
Nel 2017 Abbado muore e sarà proprio Ezio a fare da testimonial dell’Associazione Mozart14, nata a Bologna per portare la musica nelle carceri e negli ospedali. Ezio prende d’esempio il percorso della malattia di Claudio, dove vede resistenza e un rinnovato impegno nella musica, che riteneva la vera terapia.
Nel 2011 Ezio Bosso si ammala: prima una neoplasia grave, poi la malattia neurodegenerativa che lo porta in sedia a rotelle. Questa malattia però lo aiuta a rinascere come artista. Pianista, direttore d’orchestra alla guida dell’organico della Fenice di Venezia e del Comunale di Bologna. Crea il suo gruppo, la StradivariFestival Chamber Orchestra, ribattezzata successivamente Europe Philharmonic.
Lo scorso settembre diceva addio al pianoforte: le dita non rispondevano più bene, i dolori erano insopportabili. Ma non si ferma, e continua a dirigere l’Orchestra, con cui lo scorso gennaio aveva tenuto le ultime trionfali serate all’insegna di Beethoven e Strauss al Conservatorio di Milano per la Società dei Concerti. Il fisico era molto provato, eppure indomito, ma appena raggiungeva la postazione da direttore, si trasformava. Sollevava la bacchetta e dava vita alla musica, mettendoci tutto se stesso.
Assistendo ai suoi concerti, si poteva notare quanta anima ci mettesse, quanto amore trasmettesse ai suoi musicisti, senza pause, senza accontentarsi e senza mai smettere, anche quando era stremato. Ezio era vivo, e rendeva viva la musica.
La quarantena è stata per lui, purtroppo, fatale. Ha cercato di reagire, studiando partiture e appassionandosi ai libri di storia, ma fare il musicista insieme agli altri e per gli altri, non era più per lui. Ezio era triste per i suoi musicisti, che stavano soffrendo a causa del fermo da covid-19. Era triste, ma non smetteva mai di pensare al futuro, aveva mille progetti in mente, pensava a nuovi modi di fare musica rispettando le distanze. Sperava presto in un abbraccio, desiderava sentirne il calore. Ma il calore di un abbraccio che tanto desiderava, ormai, potremmo solamente viverlo attraverso la sua musica.