L’inizio di maggio segnerà il graduale ritorno alla vita, per l’avvio di quella fase 2 che vedrà un progressivo allentamento delle attuali restrizioni. Le fabbriche e i negozi riapriranno e si riaccenderà in qualche modo il motore dell’economia, dopo un lockdown di quasi 60 giorni.
Le macerie saranno tante e la ricostruzione tutt’altro che semplice: non a caso si stima che migliaia di aziende non riapriranno e fra queste anche quelle che lo riterranno antieconomico in attesa di tempi migliori, considerando che rimarranno da rispettare le restrizioni legate al distanziamento sociale.
Ci aspettano insomma tempi difficili, con l’incognita di un virus che sta rallentando, ma che non è dato sapere quando cesserà completamente di circolare e se si rischia una seconda ondata epidemica che sarebbe deleteria.
Il nostro Paese, dopo un’emergenza sanitaria che ha travolto le aree locomotive per l’economia ed in particolare la Lombardia, rischia quindi di pagare un prezzo carissimo per la crisi economica già in atto e che rischia di acuirsi nei prossimi mesi.
Sono catastrofiche le stime del calo del PIL, contenute nella Nota dell’Ufficio parlamentare di bilancio, con una previsione di 15 punti in meno nel primo semestre 2020. Se confermata, sarebbe un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato prima nella storia della Repubblica.
Nel trimestre appena passato il PIL si sarebbe ridotto di ben cinque punti percentuali. Si annuncia molto peggiore l’andamento del trimestre corrente, in quanto sconta maggiormente gli effetti del blocco e risente del pesante trascinamento statistico di marzo.
Nell’ipotesi che le restrizioni vengano lentamente allentate da maggio, il PIL del periodo da aprile a giugno dovrebbe contrarsi di ulteriori dieci punti percentuali. Si tratta di previsioni soggette ad elevatissima incertezza, perché in gioco ci sono variabili sociali e sanitarie.
Gli economisti di Goldman Sachs per l’intero 2020 prevedono che l’impatto del coronavirus provocherà sull’economia europea “una profonda recessione”, con una contrazione del 9% del Pil dell’area dell’euro. Le contrazioni maggiori si avrebbero in paesi come Italia e Spagna.
Nel dettaglio, in un report diffuso il 20 aprile Goldman Sachs stima che il rapporto tra debito e Pil italiano arriverà “al 161% nel 2020″
, aumentando di oltre 25 punti percentuali, il doppio della Germania. Per la nostra Italia ripartire non sarà semplice, anche per via dell’elevato debito pubblico che grava sul Paese.