La fine del SPID si avvicina: il governo ha attuato nuove e semplificate funzionalità per la CIE. Secondo il sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione, Alessio Butti, uno Stato serio deve poter emettere e gestire certificati d’identità digitali, mentre il SPID si affida a identity provider privati. Questo è in linea con le direttive dell’UE, che richiedono un livello di sicurezza garantito solo dalla CIE. Butti ha inoltre affermato che l’esistente rappresenta un patrimonio da utilizzare per soluzioni future, ma il processo non sarà immediato.
Procedura semplificata Il 27 marzo, il Ministero degli Interni ha annunciato che le credenziali di livello 1 e 2, associate alla CIE, consentiranno l’accesso più semplice e veloce ai servizi online della Pubblica Amministrazione e ai servizi privati con il pulsante “Entra con Cie”. Prima, la CIE richiedeva il livello 3, che implicava l’uso di un lettore di smart card (per il pc) o uno smartphone con tecnologia NFC. Ora, il Ministero spiega che i cittadini potranno accedere ai servizi online con pochi passaggi e da qualsiasi dispositivo, utilizzando credenziali (username e password) e, se necessario, un secondo fattore di autenticazione (OTP o QR code).
Per attivare le credenziali, è necessario completare la procedura online. Gli utenti possono attivarle inserendo il codice fiscale, il numero di serie della CIE e alcune cifre del codice PUK fornito dal comune durante la richiesta della carta.
Come utilizzare le nuove funzionalità Il livello 3 esiste ancora, ma non è più richiesto per la maggior parte dei servizi della Pubblica Amministrazione. Sarà comunque necessario per attività specifiche, come la firma digitale su alcuni documenti.
Attualmente, 33 milioni di italiani possiedono lo SPID e oltre 32 milioni hanno attivato la CIE. L’intenzione di unire i due strumenti, gestiti interamente dallo Stato, era stata proposta dal governo Conte II e dall’ex ministra dell’Innovazione Paola Pisano. Questo rappresenta il primo passo concreto in quella direzione.
La fine del SPID si avvicina: il governo ha attuato nuove e semplificate funzionalità per la CIE. Secondo il sottosegretario di Stato con delega all’Innovazione, Alessio Butti, uno Stato serio deve poter emettere e gestire certificati d’identità digitali, mentre il SPID si affida a identity provider privati. Questo è in linea con le direttive dell’UE, che richiedono un livello di sicurezza garantito solo dalla CIE. Butti ha inoltre affermato che l’esistente rappresenta un patrimonio da utilizzare per soluzioni future, ma il processo non sarà immediato.
Procedura semplificata Il 27 marzo, il Ministero degli Interni ha annunciato che le credenziali di livello 1 e 2, associate alla CIE, consentiranno l’accesso più semplice e veloce ai servizi online della Pubblica Amministrazione e ai servizi privati con il pulsante “Entra con Cie”. Prima, la CIE richiedeva il livello 3, che implicava l’uso di un lettore di smart card (per il pc) o uno smartphone con tecnologia NFC. Ora, il Ministero spiega che i cittadini potranno accedere ai servizi online con pochi passaggi e da qualsiasi dispositivo, utilizzando credenziali (username e password) e, se necessario, un secondo fattore di autenticazione (OTP o QR code).
Per attivare le credenziali, è necessario completare la procedura online. Gli utenti possono attivarle inserendo il codice fiscale, il numero di serie della CIE e alcune cifre del codice PUK fornito dal comune durante la richiesta della carta.
Come utilizzare le nuove funzionalità Il livello 3 esiste ancora, ma non è più richiesto per la maggior parte dei servizi della Pubblica Amministrazione. Sarà comunque necessario per attività specifiche, come la firma digitale su alcuni documenti.
Attualmente, 33 milioni di italiani possiedono lo SPID e oltre 32 milioni hanno attivato la CIE. L’intenzione di unire i due strumenti, gestiti interamente dallo Stato, era stata proposta dal governo Conte II e dall’ex ministra dell’Innovazione Paola Pisano. Questo rappresenta il primo passo concreto in quella direzione.