Una pistola alla maturità: il 18enne di Casalpusterlengo calmato dalla professoressa

La docente di educazione fisica, Elena Cecconi, racconta come ha convinto il 18enne a consegnare la pistola con cui ha minacciato la commissione.

Attimi di terrore alle prove d’esame di maturità a Casalpusterlengo, in provincia di Lodi, quando un diciottenne si è presentato al suo turno con una pistola, un vecchio revolver del nonno, con cui ha minacciato la commissione d’esame affinché lui venisse promosso.

Studente armato, Credits iStockPhoto

“Leonardo renditi conto di ciò che stai facendo, è solo un esame”

 

Così la professoressa Elena Cecconi, insegnante dell’Istituto Tecnico Cesaris da una vita, è riuscito a disarmare il ragazzo.

“Mi trovavo in piedi quando Leonardo, dopo alcune domande della presidente a cui non aveva saputo rispondere, ha estratto l’arma nascosta nella cintola dei jeans e sotto una t-shirt: nessuno se n’era accorto. L’ha puntata verso la presidente della commissione prima, e poi verso di noi. Ha detto ‘chiedo scusa a tutti voi, ma io oggi devo passare questo esame’. Poi, ha lentamente abbassato il revolver appoggiandolo sul banco davanti a sé, ma tenendolo sempre impugnato”

 

La Glisenti è un’arma molto vecchia, un cimelio di guerra di fine ‘800, prodotta dall’azienda bresciana, abbastanza voluminosa da spaventare un’intera commissione.

“Quando è stato il suo turno, è entrato in aula e ha chiesto di chiudere la porta: inusuale, e poco dopo abbiamo capito perché”, spiega la professoressa.

 

Lei, non si è fatta intimorire dal gesto disperato del ragazzo e lo ha affrontato a sangue freddo, avvicinandosi allo studente col tentativo di calmarlo.


“Gli ho detto che non doveva preoccuparsi per la maturità, che era solo un esame e che se le cose non fossero andate bene avrebbe avuto tutto il tempo per recuperare. Gli ho posato la mano sulla sua e l’ho convinto a lasciarmi l’arma. Solo allora, ci ha informato che la pistola scarica e che non dovevamo preoccuparci”.


“Conosco quel ragazzo da cinque anni – continua – non ha mai dato problemi. Credo che passare l’esame di maturità fosse diventato per lui un fatto vitale, si era caricato di responsabilità”.

Il giovane è stato successivamente accompagnato dai carabinieri e in ospedale a Codogno, prima di essere riaffidato ai genitori.

 

Il ragazzo pare abbia sofferto più dei compagni il periodo di lockdown nella zona rossa, seguendo sempre meno la didattica a distanza e isolandosi dal resto della classe, maturando giorno per giorno un disagio interiore esploso martedì mattina, quando ha minacciato i suoi professori con una pistola.

Exit mobile version