Analisi acque reflue: non è la prima volta che se ne parla, specie per il covid-19.
Da qualche tempo si sta provando questo metodo per cercare tracce di coronavirus, e che secondo gli scienziati potrebbe essere utile a limitare i focolai, prevenendoli di qualche settimana. Ne parlammo in un articolo in precedenza, e la cosa sembra procedere.
Prima di procedere, però, facciamo una piccola premessa, un chiarimento di vitale importanza.
Lo studio di cui andremo a parlare, è stato pubblicato sulla piattaforma medRxiv, una piattaforma dove i ricercatori caricano i loro studi e attendo una verifica (quindi un’analisi ai loro studi) da parte della cominità scientifica. Quando uno studio viene caricato sulla piattaforma, viene segnato come “Pre-Prints”, cioè “Pre-Pubblicazione”. Ha, dunque, la validità di una bozza.
Questo studio condotto dall’Università di Barcellona è, per l’appunto, in Pre-Prints, dunque non confermato e da cui non si può trarre alcuna conclusione.
Quanto riportato da noi, è un’analisi su come il lavoro sulle acque reflue in aiuto ai focolai da coronavirus vada avanti e faccia dei progressi, per quanto nessuno al di fuori dalla comunità scientifica, e tanto meno noi, possa affermare che i dati sono veritieri.
I dipartimenti di Genetica, Microbiologia e Statistica, Sezione di Microbiologia, Virologia e Biotecnologie, School of Biology e l’Institute of Nutrition and Food Safety dell’Università di Barcellona, in Spagna, ha cominciato questo tipo di analisi, per poter prevenire sui nuovi contagi.
I ricercatori Albert Bosch e Rosa Pintò, autori dello studio, avevano come scopo quello di fare da sentinella al virus nelle acque reflue, ma hanno deciso di andare più a fondo.
Secondo ciò che riporta la pubblicazione del loro studio in pre-print (quindi come detto su ancora da verificare da parte degli scienziati), su medRxiv, i ricercatori hanno deciso di analizzare a ritroso, arrivando fino al 2018.
In un altro studio, sempre in pre-print, si dice che in Italia il virus circolasse già da dicembre 2019, ed anch’esso prende in campione acque reflue. In Spagna, però, secondo i dati dello studio, potrebbe essere in circolo da Gennaio 2020. Ma analizziamo e spieghiamo meglio ciò che i ricercatori hanno fatto.
Al fine di chiarire l’evoluzione di COVID-19 a Barcellona, campioni di liquami grezzi provenienti da due grandi impianti di trattamento delle acque reflue sono stati analizzati settimanalmente alla ricerca del genoma SARS-CoV-2.
Le ricerche sono cominciate il 13 aprile, nel picco dell’epidemia, fino al 25 maggio, e sono stati analizzati dei campioni archiviati del periodo gennaio – marzo 2018 e gennaio, marzo, settembre e dicembre 2019, oltre che il periodo gennaio – marzo 2020.
In totale, sono stati presi in esame 800 millilitri di acque reflue. Nel primo impianto di acque reflue, il virus pare essersi indebolito dal 13 aprile al 18 maggio 2018, per poi rinvigorirsi il 25 maggio.
Nel secondo impianto, invece, erano disponibili campioni da dicembre 2019 a maggio 2020, che ha dato ai ricercatori la possibilità di analizzare meglio. Infatti, è stato riscontrata la presenza del genoma SARS-CoV-2 il 15 gennaio, 41 giorni prima della dichiarazione del primo caso Covid in Spagna, cioè il 25 febbraio.
Secondo i ricercatori, i casi di coronavirus possono essere stati riconosciuti solo dopo a causa di un mascheramento del viruscome influenza stagionale, data la similarità dei sintomi. Ed è stato proprio questo a spingere i ricercatori ad analizzare i campioni d’archivio da gennaio 2018 a dicembre 2019.
Durante l’analisi, che prende il periodio gennaio 2018 – gennaio 2019, tutti i campioni sono risultati negativi alla presenza dei genomi SARS-CoV-2, tranne che per uno: il campione del 12 marzo 2019 è risultato positivo a entrambi i test.
I ricercatori hanno reputato la notizia eclatante, in quanto potrebbe indicare la presenza del virus ancora prima che venisse dichiarato un solo caso nel mondo.
Ma attenzione: la ricerca è in fase di verifica e un solo caso non da una certezza. Quindi no, non possiamo assolutamente dire che il coronavirus circoli da marzo 2019.
Ciò che possiamo però vedere nello studio, è come l’analisi delle acque reflue si stia via via perfezionando e, probabilmente, in futuro sarà molto utile.