All’Università di Padova cercano risposte a una domanda ben precisa: come si può vivere senza emoglobina in un ambiente quale l’oceano antartico con temperature costantemente sotto zero?
La risposta, la si ottiene sequenziando il genoma del pesce ghiacciolo – o icefish -, l’unico vertebrato privo dell’emoglobina, ovvero il principale trasportatore di ossigeno.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Nature – Communications Biology”, e analizza sia il genoma che il trascrittoma muscolare, ovvero l’insieme di tutti i geni espressi nel muscolo, e lo confronta con altri pesci provvisti di emoglobina, che vivono sia in aree temperate che nello stesso Oceano Antartico.
“Gli adattamenti che hanno permesso ai pesci ghiacciolo di vivere senza emoglobina in un ambiente così estremo sono molteplici. In milioni di anni di evoluzione nell’Oceano Meridionale, con temperature costantemente sotto zero, i pesci ghiacciolo hanno sviluppato un sistema circolatorio provvisto di una rete di vasi sanguigni molto più ramificata e con diametro dei vasi maggiore delle specie a sangue rosso, cioè con emoglobina.”, spiega il Professor Tomaso Patarnello, dal Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione dell’Università di Padova, e responsabile della ricerca.
“Queste modificazioni, come pure la maggiore dimensione del cuore, sono adattamenti peculiari dei pesci ghiacciolo per poter trasportare, in assenza di emoglobina, l’ossigeno disciolto nel sangue in modo più efficiente”, ha continuato il Professore.
Luca Bargelloni, autore dell’articolo, spiega che “L’adattamento più sorprendente è a livello mitocondriale (cioè la centrale energetica della cellula): in questi pesci mitocondri, sono di gran lunga più numerosi e più grandi rispetto a qualsiasi specie presa a confronto”.
I risultati della ricerca mostrano come sia evidente un adattamento a livello del genoma di questo pesce, che nel corso della sua evoluzione sembra aver duplicato proprio i geni che riguardano le funzioni mitocondriali chiave per la sopravvivenza alle condizioni dell’Oceano Antartico.
“Il processo di evoluzione che ha permesso a questi pesci di adattarsi ad un ambiente così estremo ha richiesto milioni di anni ed è ormai irreversibile” spiega il Professor Patarnello.
“I pesci ghiacciolo e le altre specie di pesci antartici tollerano variazioni di temperatura di pochissimi gradi. Se esposte a temperature anche di poco superiori allo zero, muoiono. Il riscaldamento globale sta interessando con una rapidità impressionante ed in modo significativo molte aree dell’Antartide. Rischiamo di spazzare via in pochi decenni milioni di anni di evoluzione”, conclude il Professore.