Il complotto dei gilet arancioni: un’intervista speciale a Pappalardo

Lotta contro mascherine e radar per il genio illuminato da Dio.

Antonio Pappalardo, ex generale dei carabinieri, ex sindacalista, ex parlamentare, ex sottosegretario alle Finanze, da sempre un grande agitatore populista e complottista, prima con il movimento dei Forconi, la rivolta dei Tir, no vax, no euro e ora dei gilet arancioni che, come spiega ai telegiornali, sono cugini dei gilet gialli francesi.

Fabrizio Roncone, giornalista de Il Corriere della Sera, ha avuto l’onore di chiedere una breve intervista al leader dei gilet arancioni.

 

La telefonata comincia con Ronconi e uno scagnozzo, così da lui definito, di Pappalardo. La tirano un po’ per le lunghe, ma alla fine riesce ad entrare in contatto con lui.

 

Brevi domande, sulle reazioni delle persone a lui vicine a proposito delle bizzarre tesi che il generale è solito a propinare: “Mia moglie e mia figlia mi stimano tantissimo”, risponde il generale. “Il Covid-19 non esiste, è un’invenzione. Un bluff, vogliono terrorizzarci e instaurare un nuovo ordine mondiale”.

E i vaccini, fanno male, sono pieni di veleni, afferma. “Meglio un bell’antibiotico o un bell’antinfiammatorio, contro questo Coronavirus, dice Pappalardo.

 

Il giornalista, fa presente che alla manifestazione di Roma, assieme a Pappalardo, erano presenti i fascisti di Casapound, ma il generale chiarisce che loro sono una cosa diversa, per poi subito ributtarsi su una delle tante teorie complottiste, ovvero che Bergamo e Brescia bruciano i cadaveri, pronto a puntare il dito contro i giornalisti. Ma Roncone, prontamente, lo ferma. Ed allora le acque provano ad agitarsi, perché il generale non può essere interrotto. 

 

Manifestazioni senza misure di sicurezza, ai tempi del coronavirus. Migliaia di manifestanti nelle città, tra cui a Milano, epicentro dell’epidemia che ancora conta numeri di contagi e vittime vertiginosi. Ma “le mascherine sono dannose”, esordisce il generale. 

Movimenti finanziati da se stesso, afferma. Facendo presente che rinunciò al vitalizio, che avrebbe aggiunto 1200 euro alla sua già rotondissima pensione di 3800 euro.

 

La grande aspirazione di Pappalardo è creare una nuova moneta per l’Italia: “Pure Draghi, è d’accordo con me”.  Ma Roncone è incredulo, allora lui racconta l’episodio in cui si sono confrontati: “L’ho incontrato la scorsa estate a Città della Pieve, lo vedo in un vicolo, gli vado incontro e gli chiedo “Posso cominciare a far stampare una nuova moneta?”. Draghi, serio a suo dire, risponde “Sì, certo che può””

 

Da lì, a suo dire, pare che Draghi si sia accorto che lui non è un classico politicante, ma un artista della musica. “Sono uno dei più grandi musicisti al mondo”, afferma. “Ho eseguito opere dove solo Mozart e Beethoven, sono stati accettati. Un illuminato da Dio in Vaticano, e la Casa Bianca mi ha chiesto di comporre qualcosa in onore del Presidente Trump”.

Attacco ai giornalisti, che li accusa di essere prevenuti nei suoi confronti. “Una sua collega mi definì un golpista”, dice il generale, “Solo perchè io sono un ex carabiniere che vorrebbe far rispettare le leggi”

Insomma, Pappalardo riappare ogni tanto con un nuovo movimento, ma le ideologie e i complotti, restano gli stessi.

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