Fino a ieri, quando si contraeva il Covid-19, per risultare davvero guariti si stava in isolamento anche per mesi, e si effettuava il tampone, doppio, che doveva essere due volte negativo affinché confermasse la negatività al virus e, dunque, certificare la guarigione dal virus.
Ma ora qualcosa è cambiato: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee guida provvisorie pubblicate ieri, il doppio tampone negativo non sarebbe più utile, e bastano tre giorni senza sintomi per liberare i pazienti dall’isolamento. Il tutto, indipendentemente dalla severità dell’infezione.
I nuovi criteri per “Il rilascio” si dividono, dunque, in:
Pazienti sintomatici: 10 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, più tre giorni senza sintomi (febbre e sintomi respiratori inclusi);
Pazienti asintomatici: 10 giorni dopo il tampone positivo.
Per fare chiarezza: se un paziente ha avuto sintomi per due giorni, il paziente potrebbe essere liberato dall’isolamento dopo 10 giorni +3, quindi dopo 13 giorni dalla data di insorgenza dei sintomi. Un paziente con sintomi per 14 giorni, invece, può essere rilasciato dopo 17 giorni dall’insorgenza dei sintomi (14 giorni è+ 3); un paziente con sintomi per 30 giorni, può essere rilasciato dopo 33 giorni l’insorgenza dei sintomi (30+3).
La modifica è stata decisa in base alle evidenze che mostrano che il virus attivo, in grado di replicarsi e di infettare, non risulta presente, se non eccezionalmente, nei campioni respiratori del paziente dopo 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi, e specialmente nei casi di infezione lieve, contestualmente alla formazione di anticorpi neutralizzanti.
Si liberano dunque con l’assoluta sicurezza i pazienti dall’isolamento, sulla base di criteri clinici, invece che sulla ripetizione dell’esame del tampone, che può rilevare tracce non vitali di RNA, dunque non pericolose, per moltissime settimane.
Inoltre, lunghissimi periodi di isolamento per i soggetti senza sintomi, incidono molto sul benessere individuale, sulla società e sull’accesso alle cure sanitarie.
L’obiettivo è quello di ridurre i tempi di isolamento, insomma.
Le nuove guide dell’OMS aiuterebbero, infatti, a ridurre i tempi di isolamento per quelle persone che non comportano rischi per se stessi e per gli altri.
In questo modo, si potrebbero aumentare le risorse per nuovi tamponi, cioè quelli destinati ai sintomatici.
Anche in termini economici ci sarebbe un gran bel risparmio, perché una fetta importante dei test viene utilizzata per certificare l’uscita dal Covid-19.
“Il tema dell’isolamento di persone che magari si sono ammalate 1-2 mesi fa e non si sono ancora negativizzate, è molto importante”, spiega l’epidemiologo Luigi Lopalco.
“Sono moltissime le persone prigioniere in casa per settimane che non manifestano sintomi, e capitano casi di tamponi positivi dopo due tamponi negativi. Questi esami li stiamo inviando ai laboratori specializzati per capire se si tratta di un residuo di RNA non vitale o se il virus cresce in coltura, e quindi potrebbe essere ancora contagioso. I Cdc americani hanno recepito le nuove linee guida dall’OMS, vediamo cosa deciderà l’Italia”.