Ambiente: incendi nascosti bruciano ancora l’Artico. Nuovo disastro annunciato

Gli incendi che l’estate scorsa devastarono l’Artico non si sono spenti e continuano a bruciare.

L’estate 2019 è stata memorabile, in senso negativo. Tantissimi incendi devastarono il mondo, come i grossi incendi in Australia che ammazzarono migliaia di animali selvatici. Un altro incendio molto importante è avvenuto nell’Artico, dove le temperature in Siberia sono aumentate di 10°C e causando picchi di calore fino a 32°C in Alaska. Solamente a giugno 2019, questi incendi hanno provocato il rilascio in atmosfera di una quantità di CO2 superiore a tutta quella prodotta nel periodo tra il 2010 e il 2018, contribuendo fortemente al riscaldamento globale, che ne fu la causa.

 

Foresta in fiamme, Credits iStockPhoto

In un’analisi pubblicata su New Scientist, si legge che ci sono delle prove molto evidenti su come questi incendi non hanno mai smesso di bruciare, ma hanno continuato a covare per tutto l’interno, riaccendendosi questo mese.

 

Detti “incendi zombie”, sono piuttosto rari, il cui effetto è, però, eccessivamente evidente dalle analisi delle immagini satellitari della Siberia.

Una conseguenza del tipo di suolo dove si sono sviluppati gli incendi originari: in certi ambienti, per esempio la tundra siberiana, la torba che si trova sotto il livello del suolo non si spegne mai del tutto, e continua a covare per tutta la stagione fredda. Nel momento in cui le temperature si alzano di nuovo, i fuochi si rianimano, sviluppando nuovi e devastanti incendi. 

E’ un fenomeno piuttosto pericoloso, poiché la torba è un materiale che funge da accumulatore di CO2, che viene liberata in quantità enormi in presenza di un incendio.

 

L’autore dello studio, Thomas Smith, ha trovato lo spunto da un rapporto dell’Alaska Fire Science Consortium, dove spiega che negli ultimi vent’anni la quantità di incendi zombie è aumentata pericolosamente, e che una stagione di incendi molto intensi, aumenta la probabilità che il fenomeno si verifichi l’anno successivo.

Le immagini dell’ESA, secondo il ricercatore, dimostrano che tutta la regione Artica si sta riaccendendo nei luoghi già colpiti lo scorso anno, e che gli incendi sono rinati con lo scioglimento delle prime nevi.

 

Non tutti, però, sono d’accordo con la sua analisi. Sempre su New Scientist, Anton Beneslavskiy di Greenpeace Russia, parla di come, secondo lui, alcuni incendi di quest’anno in Siberia sono per la maggior parte nuovi e causati dall’uomo.

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