Un grosso squalo Mako, lungo 4 metri, femmina adulta di oltre trent’anni di età, è stato sequestrato dalle forze dell’ordine di Catania nei giorni scorsi, prima che venisse venduto illegalmente all’ingrosso del pesce.
Trovato privo di testa,era all’interno della cella frigorifera di un commerciante di pesce, presso il Maas di Catania. Qualche giorno prima c’era stata una segnalazione di uno squalo Mako pescato e sbarcato illegalmente da un peschereccio, lì a Catania.
Probabilmente venduto per pesce spada o altra specie ittica: questo mette in evidenza un problema molto diffuso in Italia, ovvero della frode alimentare che danneggia squali e consumatori. Secondo la guardia costiera, lo squalo venduto come pesce spada è tra le frodi di pesca più comuni in Italia.
Gli squali, predatori al vertice della piramide alimentare, svolgono un compito ecologico fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio tra le specie. La loro cattura, anche accidentale, minaccia l’intero ecosistema marino.
Lo squalo Mako, assieme ad altre 23 specie di elasmobranchi è a rischio di estinzione, ed è protetto dalla legge. La scarsa conoscenza e il mancato rispetto delle normative vigenti in Italia sulla cattura, lo sbarco e la vendita delle specie protette mettono, purtroppo, a rischio la loro sopravvivenza.
“Pratiche illegali hanno reso il Mediterraneo uno dei mari più pericolosi per gli squali – afferma Giulia Prato del Wwf Italia – Nonostante il nostro Paese abbia leggi precise che ne vietano la cattura, la detenzione a bordo e lo sbarco di varie specie di squali, questi esemplari protetti finiscono ugualmente sui banchi e sulle nostre tavole in maniera fraudolenta, spesso come pesce spada, con rischi anche per la salute umana. Sono necessari più controlli e maggiore informazione per far sì che questi animali magnifici restino solo nell’habitat che gli compete, ovvero il mare”.