L’Ats di Milano e di altre città lombarde, hanno effettuato dei test sierologici che descrivono come solo il 40% della popolazione stata in quarantena (o che lo è ancora) è entrata in contatto con il coronavirus.
Da un punto di vista si può affermare che il contenimento sia stato efficace, poiché l’isolamento ha limitato il contagio, tanto che per 6 su 10 degli isolati, la quarantena è stata solamente precauzionale, poiché non erano infetti.
C’è però la delicatissima fase due dall’altra parte: se tra chi ha avuto un contatto strettissimo con un positivo sono il 40%, significa che le potenziali vittime da Covid-19 sono ancora tantissime.
Ora che l’ondata più drammatica della malattia è passata, contenuta dal lockdown, sarebbe preferibile “svegliarsi” domani con un numero di infettati molto superiore all’attuale, poiché un’alta quantità di positivi, e quasi certamente immuni, sarebbe l’arma più efficace per contenere una nuova espansione dell’epidemia e avviare il virus verso l’estinzione.
Le analisi sugli operatori sanitari risultano positive, nonostante sia stata la più grande fetta di persone sotto esame. Su Lodi e Codogno risultano positivi al sierologico il 17% su 1.700 test; a Bergamo il 24% su 884 e a Brescia l’11% su oltre 8mila, con circa 900 operatori contagiati.
Questi sono i test effettuati dalle Ats pubbliche, ma tanti sono i test effettuati nel privato che non vengono registrati in banca dati. Molte grandi aziende lombarde hanno incaricato i propri reparti di medicina e sicurezza sul lavoro di mettere in campo una campagna a tappeto di test sui propri dipendenti per gestire con minori rischi la fase del ritorno al lavoro. Altre società, invece, hanno incaricato consulenti esterni.
Anche medici di base, da soli o associati con altri colleghi, hanno acquistato centinaia di kit e li utilizzano sui propri pazienti.
Iniziative private non omogenee per tipo di test. Ma a parte questo, si tratta di un vastissimo terreno di analisi sulla popolazione che resterà “sommerso” perché non verrà messo in relazione e non entrerà nelle banche dati pubbliche.
C’è la possibilità che grazie a questa vasta campagna di analisi privata, esista un quadro più vasto di come sia circolato il virus, ma questo non farò parte del patrimonio delle conoscenze pubbliche.