Non si sa con l’assoluta certezza cosa ci riserverà il futuro, cosa accadrà con la pandemia Covid-19, ma si può ipotizzare un possibile scenario.
Ed è così che il Cidrap, Center for Infectious Disease Research and Policy dell’Università dello Stato del Minnesota, ha analizzato quattro possibili scenari.
Il Cidrap ha individuato differenze consistenti tra il Sars-Cov-2 e i coronavirus degli anni scorsi, ovvero SARS e Mers. Sono riusciti dunque a trovare un modello comparativo migliore con le influenze pandemiche.
Otto dal 1700, di cui quattro dal 1900 in poi, ovvero nel 1918-19, 1957, 1968 e 2009-10. Nonostante i coronavirus siano in alcuni modi differenti dai virus dell’influenza, ci sono comunque delle similarità.
Una di queste è l’assenza di immunità, ed entrambi si diffondono principalmente per via respiratoria e aerosol. In entrambi i casi ci sono le trasmissioni da asintomatici e entrambi si muovono rapidamente attraverso il Pianeta.
Sostanziose altre differenze, però, quali il periodo di incubazione che per il coronavirus è di 5 giorni, contro i due dell’influenza, con un range maggiore di asintomatici (25% contro 16%).
Il coronavirus ha dimostrato di diffondersi più facilmente dei virus influenzali, e secondo i ricercatori molta gente si contagerà e diventerà immune prima della fine della pandemia.
Analizzando le precedenti pandemie, dunque, si nota che sette hanno avuto un picco immediato, che poi è sceso senza alcun intervento umano. Ognuna di queste sette ha avuto un sostanziale secondo picco dopo circa sei mesi dal primo. Altri casi hanno evidenziato ondate più attenuate dopo il primo picco.
L’unica ad avere un modello stagionale tradizionale (con prima onda autunno-inverno e la seconda autunno-inverno successivo) è quella del 1968. Secondo alcune conclusioni, dunque, il virus ci accompagnerà per i prossimi 18-24 mesi e non si arresterà fino a quando il 60-70% della popolazione non sarà immune, per contagio o per vaccino.
Il primo scenario (vedi grafico) prevede picchi e avvallamenti.
La prima ondata della primavera 2020, viene seguita da una serie ripetuta di ondate minori che conseguono attraverso l’estate, per un periodo di uno o due anni, diminuendo gradualmente l’intensità nel 2021. Può variare da un punto di vista geografico e dall’allentamento delle misure di mitigazione.
Il secondo invece, parla di un forte picco autunnale.
In questo scenario la primavera del 2020 è seguita da una seconda e più grave ondata in autunno o inverno 2020, e da una o più ondate più piccole nel 2021. Se questo accadesse, si dovranno reintrodurre le misure di contenimento in autunno per non rischiare il collasso delle strutture ospedaliere. Uno scenario che ricorda l’influenza spagnola.
Il terzo scenario vede una lenta diminuzione.
La primavera 2020 potrebbe essere seguita da un lento consumarsi delle trasmissioni e dei casi di contagio, senza una precisa direzione delle onde. Può differire da zona a zona, e non si è mai registrato nelle pandemie passate.
Un quarto ipotetico potrebbe essere che, con il passare del tempo, il Covid-19 segua il destino degli altri virus: continuerà a circolare tra noi, sincronizzandosi secondo un modello stagionale con altri patogeni e decisamente meno severità.