Non abbiamo niente da fare al venerdì o sabato sera. Ceniamo, giriamo tra le piattaforme online e la TV, ma non troviamo niente che ci emozioni davvero.
Sentiamo magari il bisogno di relazionarci con un personaggio pieno di emozioni, che ce ne dia a palate, e che ci resti nel cuore. Qui di seguito, dunque, ci saranno 5 film che, a mio parere, sono carichi di emotività e hanno una figura femminile forte e splendida.
Madre, di Bong Joon-ho (Corea del Sud, 2009)
Premior Oscar di Parasite, Bong Joon-ho ha un’altra perla nella sua carriera cinematografica.
Solamente dalla scena iniziale, ipnotica, ci si innamora perdutamente del film: un mix di malinconia, tragedia, poesia liberatoria, quasi sensuale.
L’attrice, Kim Hye-ja, conosciuta al pubblico sudcoreano come figura di madre archetipica di popolari serie tv, è un faro che illumina di luce infinita e buio profondo. Una madre disposta a tutto per suo figlio, letteralmente tutto. Che sia per scacciare dei sensi di colpa, per un amore sconfinato che supera tutti i confini, non ha importanza, perché quando il figlio viene accusato di un crimine, lei comincia a lottare contro tutti e tutti, affinché venga discolpato.
Pietà, di Kim Ki-duk (Corea del Sud, 2012)
Per vedere questo film si deve essere forti, molto forti. Per chi è in grado di reggere davvero tanto, la ricompensa sarà davvero molto alta.
Meritatissimo il Leone d’oro di Venezia, tratta una storia di amore e vendetta. La spietatezza si mescola al sentimento primordiale della vendetta, come a quello dell’amore per un figlio. Un legame insolubile che dà forza ma, specialmente se manipolato, tanta vulnerabilità.
Kang-do, ragazzo che distrugge persone per conto di usurai con mezzi atroci, vede ad un certo punto l’entrata di una donna nella sua vita. Dice di essere su madre, che lo abbandonò da piccolo. Lui non ci crede inizialmente, ma anche i personaggi più crudeli nascondono quel cordone ombelicale ancestrale che non si spezza.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh (Usa, Uk, 2017)
Film provocatorio e divertente, dove la rabbia genera altra rabbia. Una commedia nera e profonda, con una storia esplosiva, corrosiva, spassosa e piena di colpi bassi.
Mildred Hayes, madre divorziata con un figlio a carico, vuole andare a fondo sulla morte di sua figlia, violentata e uccisa qualche mese prima. Non si arrende e tiene testa a chiunque voglia fermarla. Un’eroina e antieroina alla ricerca di giustizia.
Mommy, di Xavier Dolan (Canada, 2014)
Talento canadese che ha sviscerato più volte il legame complesso tra madre e figlio, come nel suo film d’esordio “ J’ai tué ma mère”, ovvero “Ho ucciso mia madre”.
Questo film rappresenta un rapporto madre-figlio doloroso, violento e allo stesso tempo tenero e dolcissimo.
Protagonisti Anne Dorval nei panni di Diane, una donna vedova che porta i suoi 50 anni con irruenza e passione. Antoine-Oliver Pilon interpreta suo figlio, che soffre di sindrome da deficit di attenzione. Fuoco, urla, amore e botte. Ma Diane è ruvida, ma ricolma di affetto.
Room, di Lenny Abrhamson (Irlanda, Canada, Uk, Usa, 2015)
Brie Larson, protagonista del film, è madre di un bambino di cinque anni, Jacob Tremblay. Il film racconta una storia a tre: madre, figlio e un mostro. Tutti e tre dentro un vano isolato e blindato, tre metri per tre, dove ci sono armadio, lavandino, lucernario e specchio. Amici silenziosi che preservano l’innocenza di un bambino e l’amore coraggioso della madre che ha isolato dall’orrore. Room è un’ode all’amore forte tra genitori e figli, che va oltre orrore e mostruosità.