Iniziano i malumori sulla fase 2, ma che non siano giochi politici

Le regioni e molti comuni non d'accordo con il nuovo decreto

Era prevedibile: due mesi di quarantena, o di lockdown se preferite, hanno fiaccato il Paese. Hanno fiaccato l’economia, hanno fiaccato il tessuto sociale, hanno fiaccato tutto insomma.

 

 

Da quando il Premier Conte ha illustrato il nuovo Decreto sulle graduali riaperture sta succedendo di tutto. Le regioni, che teoricamente avrebbero dovuto attenersi a linee guida comuni, protestano. Non tutte, ma laddove l’incidenza del coronavirus è stata inferiore si valutano riaperture anticipate. Soprattutto di attività come bar, ristoranti, parrucchieri e quant’altro, quelle che per intenderci avrebbero dovuto ripartire dopo.

 

Si valutano riaperture anticipate perché monta la protesta, la protesta di chi ovviamente rischia di non riaprire dopo un altro mese di attesa. Ed allora ecco che molti governatori cominciano a manifestare malumore. In Calabria, giusto per citare un esempio, l’ordinanza regionale prevede la riapertura dei bar a partire da oggi ma solo per chi ha la possibilità di organizzare tavoli all’aperto. Ma anche in questo caso ci sono polemiche, perché alcuni sindaci hanno a loro volta emesso ordinanze che vietano tali riaperture e caldeggiano il percorso dettato dal decreto governativo.

 

La situazione è complessa, c’è poco da aggiungere. Fino a questo momento gli italiani hanno mostrato maturità, probabilmente per certi versi anche inaspettata. Ma ora c’è stanchezza, ora c’è la paura del futuro, c’è la paura di non avere più un lavoro per il quale magari sono stati fatti enormi sacrifici.

 

L’importante però è che non entrino in ballo interessi politici. Questo no, sarebbe inaccettabile. Non si deve giocare con la salute delle persone, perché qui si sta parlando letteralmente di vita o di morte. Quindi speriamo che tutto quel che stiamo sentendo e leggendo esuli da mere beghe di partito. In questo momento non ne abbiamo bisogno.

Exit mobile version