Che l’impatto economico-sociale del coronavirus sia devastante lo sappiamo già. Ma nel leggere certi numeri scopriamo che non tutto è perduto e se è vero che per l’anno in corso il pessimismo regna sovrano, è altrettanto vero che possiamo guardare al 2021 con fiducia.
Goldman Sachs, che per chi non lo sapesse è una delle più importanti banche d’affari del mondo con sede a Wall Street (New York, USA), ha aggiornato le proprie stime PIL sull’area Euro. Per il 2020 il Prodotto Interno Lordo europeo dovrebbe attestarsi a -9%, ma a+7,8% nel 2021. Per l’Italia viene ipotizzato un -11,6% e un rimbalzo l’anno prossimo incoraggiante: +7,9%. Per quanto riguarda alcuni degli Stati europei più importanti, per la Francia la stima è -7,4% (+6,4 nel 2021), per la Germania -8,9% (+8,5% l’anno prossimo) e per la Spagna -9,7% (+8,5% nel 2021).
Ora, numeri alla mano – ovviamente andranno confutati alla fine dell’anno – è innegabile che quello in corso sarà un anno horribilis. Stiamo parlando di cifre che, per capirci, potrebbero risultare peggiori della grande depressione del 1929 (scatenata dal crollo di Wall Street). E’ vero, erano altri tempi, così com’erano altre le cause della recessione del 2008. Ma se nel caso dell’ultima recessione abbiamo faticato non poco a risalire la china (si parla d’Europa ovviamente, dove il discorso andrebbe ampliato in termini di unione monetaria e quant’altro) stavolta potrebbe trattarsi di uno shock di più rapido assorbimento. Più violento, ma più rapido.
E’ una situazione contingente, che nulla ha a che vedere con la crisi finanziaria del 2008. Ed è proprio la natura strutturale della crisi che potrebbe assicurarci una ripartenza più rapida e incoraggiante, ma anche in questo caso abbiamo bisogno di misure straordinarie che consentano di affrontare non soltanto la prima fase dell’emergenza ma anche e soprattutto la fase di ripartenza. Altrimenti i rischi sarebbero incalcolabili.