Piergiuseppe Pelicci, direttore di ricerca dell’Istituto Europeo di Oncologia e direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, si dice preoccupato per la grande confusione sui termini di fase due.
“Una cosa dovrebbe essere chiara, e mi pare che non lo sia: il concetto di fase due riguarda la legittima esistenza di riaprire alcuni settori produttivi e allentare gradualmente alcune misure restrittive, ma non ha niente a che vedere con l’epidemia. Il virus è diffuso nella popolazione ed è pericoloso oggi quanto un mese fa. Questo deve essere ben chiaro, perché io temo una tendenza ad abbassare la guardia che non possiamo assolutamente permetterci”.
Il direttore non usa mezzi termini per avvertire della pericolosità del virus. Esso non è in fase due, ma bensì ancora nella fase uno, e se abbassiamo la guardia proprio ora, ci ritroveremmo nella stessa situazione di un mese fa.
“La popolazione deve accettare che dobbiamo imparare a convivere con un virus che circola tra noi e che continuerà a circolare per un lungo periodo”, dice Pelicci, ed aggiunge “le autorità devono attrezzarsi oggi per garantire più tamponi, la cui necessità aumenterà con la diminuzione delle misure costrittive, e dei test sierologici massivi, per evitare di trovarci impreparati come è accaduto all’inizio dell’epidemia.