In un articolo evidenziato su medRxiv.org, si legge una descrizione dello studio che tratta i diversi ceppi riscontrati.
Ci sono in ballo due epidemie: quella di tipo A ha colpito, negli Stati Uniti, la costa occidentale, e si è diffusa dalla Cina; quella di tipo B, invece, si è diffusa maggiormente a New York, e pare sia arrivata proprio dall’Europa.
Si suppone che queste mutazioni in differenti ceppi siano avvenute per superare la resistenza al sistema immunitario in diverse popolazioni.
Lo studio è stato effettuato analizzando i ceppi virali di 11 pazienti affetti da Covid-19 in Cina. La carica virale è stata valutata in tutte le cellule dopo una, due, quattro e otto ore, e poi ancora il giorno successivo e dopo 48 ore.
Hanno poi analizzato gli effetti citopatici, ovvero l’insieme di cambiamenti morfologici che una cellula infetta da virus può assumere, fino a tre giorni dopo l’esperimento. I ceppi più aggressivi hanno creato una carica virale fino a 270 volte in più rispetto al ceppo meno potente, producendo una carica virale talmente alta che a sua volta ha determinato una più alta morte cellulare.
Questa analisi non esclude ovviamente la pericolosità di tutti gli altri ceppi: infatti, seppure a Wuhan pare girasse un ceppo più debole, ci sono comunque stati casi molto gravi.
I pazienti Covid-19 hanno ricevuto tutti lo stesso trattamento in ospedale, indipendentemente dal ceppo. Si ritiene che i diversi ceppi, logicamente, possano richiedere diversi sforzi. “Lo sviluppo di farmaci e vaccini – dicono i ricercatori – devono tener conto dell’impatto di queste mutazioni che si accumulano”.
Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Tor Vergata di Roma e coordinatore del progetto GEFACOVID, il più importante studio internazionale che esamina in dettaglio tutte le informazioni genetiche relative al Covid-19, ha rilasciato un’intervista dove spiega che i virus a RNA, come il coronavirus, mutano poiché fa parte della loro natura. Studiare le mutazioni dovrebbe aiutare a capire se si avrà bisogno di più armi, ovvero più di un vaccino e più di un anticorpo monoclonale per combattere il virus.
“Il lavoro che arriva dalla Cina è certamente interessante, ben fatto e ben accurato. Ovviamente va confermato e il fatto stesso che sia un articolo in attesa di revisione, significa che deve ancora superare le analisi relative ai sistemi di revisione, dunque bisogna essere cauti. I dati confermano che i virus a RNA mutano, e già lo sapevamo. E’ nella loro natura, fanno semplicemente il loro lavoro, replicandosi e diffondendosi in differenti forme, tipi e sottotipi”, spiega Novelli, e aggiunge “Il nostro obiettivo è quello di individuare i punti deboli di questo virus e costruire armi contro le parti del virus che non cambiano o che cambiano poco”.