50 mila imprese rischiano di non riaprire

A dirlo è il FIPE-Confcommercio

Quella che inizialmente era un’emergenza sanitaria è diventata a tutti gli effetti, dopo quasi un mese e mezzo dall’inizio delle misure restrittive, un’emergenza socio-economica.

 

Il dibattito all’interno del Governo è accesissimo, ma ormai sembra esserci unità d’intenti sulle graduali riaperture del 4 maggio. Bisognerà capire se le linee guida dettate dall’autorità centrale verranno recepite dalle singole regioni, che negli ultimi giorni hanno manifestato necessità diverse e idee contrastanti.

 

 

Al di là che verrà deciso, è innegabile che la necessità di far ripartire il motore economico del Paese sia impellente. Le varie associazioni di categoria continuano a lanciare grida di allarme, oggi ad esempio è il FIPE-Confcommercio ad alzare la voce. Circa 50 mila imprese, infatti, rischiano di non riaprire. Stiamo parlando di attività quali bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari, ovvero attività che rischiano di dover procrastinare ulteriormente le riaperture e di dover affrontare la riorganizzazione lavorativa senza il necessario sostegno economico.

 

Secondo il FIPE, per voce degli stessi imprenditori, i fondi finora stanziati sarebbero decisamente insufficienti. Ciò che si chiede, per poter ripartire adeguatamente, è lo stanziamento di risorse a fondo perduto (un po’ com’è stato fatto in Germania, ad esempio). Sono queste, oltre ad altre riguardanti canoni di locazione, bollette e quant’altro, le richieste avanzate al Governo. Richieste che, secondo quanto emerso nelle ultime ore, evidentemente sarebbero state prese in considerazione visto che si comincia a parlare di stanziamenti a fondo perduto e interventi che possano facilitare il pagamento di affitti, bollette e via dicendo.

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