In Italia è emergenza Coronavirus, siamo in una fase che ci auguriamo sia quella del picco massimo dei contagi. E per tal motivo è necessaria la collaborazione dell’intera collettività, senza ostacolare ciò che svolgono le autorità per salvaguardare la salute pubblica.
Serve porre al bando ogni polemica e proseguire verso una strada comune che ci porterà verso un miglioramento di quello che non è un film, bensì un evento reale, che pensavamo non potesse accadere. Evento annunciato come probabile più volte, che abbiamo ignorato. Ed ora ci troviamo ad affrontarlo.
La situazione ormai al collasso, in particolare in Lombardia, ma non solo aveva già fatto muovere in ordine sparso i Governatori delle 3 fra le regioni più colpite, che avevano già emanato ordinanze fortemente restrittive. Ma anche altre regioni, i singoli comuni hanno introdotto ordinanze restrittive.
Siamo in piena emergenza sanitaria. Le restrizioni sono state estese a tutto il territorio nazionale.
La decisione più rilevante è quella di chiudere, in tutta Italia, ogni attività produttiva non ritenuta strettamente necessaria, non cruciale per il sistema Paese.
Ma attenzione, resteranno aperti i supermercati, i negozi di alimentari, le farmacie e parafarmacie, i tabacchi. Saranno garantiti i servizi postali e bancari.
Vi sono anche delle note aggiuntive, come quelli dei maggiori player di e-commerce come Amazon, che ha deciso di ridurre la vendita di prodotti non di prima necessità, favorendo consegne più rapide ai beni per la salute e di prima necessità.
In questi giorni, inoltre, notiamo un’esplosione di pubblicità di servizi di consegna di cibo a domicilio. Questi servizi diverranno, nei prossimi mesi, utilizzatissimi in Italia ed i Paesi occidentali. In questa fase i principali fornitori non riescono a soddisfare tutte le richieste.