Quello che viviamo non è un incubo, non è un film di Hollywood, ma è la realtà più impensabile che ci sarebbe potuta capitare, e si chiama Coronavirus.
L’Italia è divenuta, suo malgrado l’area con il maggiori numero di morti accertate al Mondo, ieri abbiamo superato la Cina. Quello che vi mostriamo è uno dei tanti servizi trasmessi questi giorni dalle emittenti televisive, prodotto al fine di informare, ma soprattutto di sensibilizzare la popolazione a ridurre i movimenti al minimo strettamente necessario, per rallentare e fermare la pandemia.
Viviamo una pandemia, non è un’influenza. E’ causata da un virus che ha un’alta percentuale di mortalità nonostante il progresso medico di questi decenni. Ci siamo trovati un nemico invisibile ad occhio nudo che insidia la nostra vita, ci obbliga a cambiare le nostre abitudini, che ci ha relegati nelle nostre abitazioni.
Ma ci sono tanti che vanno al lavoro, molti per attività strettamente non necessarie che le imprese avrebbero potuto rimandare. Ci sono operai in catene di montaggio che producono prodotti che serviranno tra qualche mese.
Riflettiamoci, che ce ne facciamo di tutto ciò che non è di prima necessità se poi gli ospedali non riusciranno a curarci tutti, e avremo un’impennata dei decessi? E’ necessario che ciascuno di noti sia responsabile, ma che lo divengano in particolare le aziende, le grosse imprese d’Italia che non si sono fermate, mentre i piccoli imprenditori stanno a casa, rinunciando a guadagnare il necessario per comprare il pane quotidiano.
Come auspicano varie regioni, servono misure forti, per sconfiggere questo mostro, e probabilmente arriveranno nelle prossime ore.