Punk rock e ricerca: due facce della stessa medaglia

Due pionieri del genere raccontano il loro rapporto tra musica e ricerca.

Scienza e musica vanno pari passo per quanto siano due mondi differenti: uno influenza l’altro, sempre. La musica rende la scienza creativa e la rafforza, così come la scienza informa ed istruisce musicalmente. 

 

E’ il caso di Greg Graffin, cantante e leader della punk rock band californiana Bad Religion da quando aveva 15 anni e ricercatore in biologia evoluzionistica. Dopo 40 anni di attività percepisce ancora una profonda connessione tra anticonformismo, la natura alienante del punk e le esigenze della ricerca scientifica per il pensiero razionale, sfidando la dottrina esistente. “Era questo il mio pensiero a sedici anni, quello di sfidare l’autorità per il progresso. Questo pensiero ha funzionato nel punk fin dall’inizio e successivamente anche nella scienza”.  

 

Tra i quattro libri pubblicati, “Anarchy Evolution: fede, scienza e Bad Religion in un mondo senza Dio” è senz’altro il più iconico ed esamina perfettamente il conflitto tra religione e scienza. Successivamente è uscito Population Wars, dove prende in esame le basi della biologia sulla coesistenza tra le specie. I testi dei Bad Religion, scritti per la maggior parte da Graffin, sono influenzati dai suoi lavori di ricerca. Per una delle prime canzoni per la band, Graffin trae ispirazione dalle prime righe del libro “Origins” di Richard Leakey e Roger Lewin (1977), che analizza l’evoluzione dell’essere umano a partire dai nostri antenati primati.

“Siamo un unico popolo e combattiamo per un unico scopo: la sopravvivenza pacifica e giusta dell’umanità. Siamo arrivati su questa terra come il prodotto di un incidente biologico, perciò andarcene pieni di arroganza sarebbe proprio l’ironia finale”.

Ed è così che nasce “We’re only gonna die (from our own arrogance)” (Moriremo tutti a causa della nostra arroganza), primo brano scritto da Graffin per i Bad Religion, che recita:

“ Il primo uomo scappava mentre l’uomo moderno prendeva il potere.

Non pensavano allo stesso modo, la conquista era il suo volere.

Quindi massacra la sua stessa specie e costruisce un impero.

Poi da uomo confuso morirà, ucciso dal suo stesso pensiero.

Moriremo tutti a causa della nostra arroganza”.

 

Attualmente letterato alla Cornell University a Ithaca, non lascerebbe mai il suo lavoro di ricerca per la musica: difatti si destreggia bene tra le lezioni durante l’anno accademico, i tour estivi e le registrazioni degli album a cavallo tra i due mondi.

“Non c’è niente di più appagante di esibirmi e vedere la folla intonare i nostri pezzi. C’è una dicotomia tra le luci, il palco e la sensazione del momento con il tranquillo lavoro solitario della raccolta dati.”

Ma nonostante scienza e musica per lui siano una cosa soltanto, preferisce separare i due mondi: “Durante le lezioni non parlo mai della mia musica, ma alcuni studenti spesso vengono in ufficio e tirano fuori l’argomento. Cerco di preservare la mia identità scientifica. Non voglio promuovere quella parte della mia vita, così mi assecondano e mi vedono come uno scienziato. Insomma, cammino da quarant’anni in questa sottile linea che divide i due mondi”.

 

Meno incentrato sul valore scientifico nei suoi testi, ma bensì sull’impatto che creano, Milo Aukerman, genetista botanico e frontman della punk rock band Descendents, segue quasi le stesse orme del collega Graffin, vivendo tra i due mondi.

Forma i Descendents nei primi anni 80 (lo stesso periodo dei Bad Religion), ma ogni 6-8 anni in media, lascia la musica per focalizzarsi sulla sua materia. Nel 1999 finisce ufficialmente il suo percorso di dottorato, completato in sei anni a causa degli impegni con la band, e si unisce alla DuPont a Wilmington, Delaware. La musica però bussa quasi subito alla sua porta: “Ero alla DuPont da meno di un anno quando mi chiesero di riattivare la band. Gli dissi che un tour era fuori discussione, e ci accordammo per registrare un album. Destreggiarmi tra le due professioni non era semplice, ma non potevo rinunciare”. Nel 2004 venne pubblicato l’album, ma subito dopo Milo decise che era il momento di tornare alla scienza, fino al nuovo richiamo del 2010. Fino al 2015 viveva a cavallo tra tour mondiali e scienza, ma successivamente ha deciso di abbandonare il mondo della ricerca e dedicarsi solo alla sua grande musa.

“Sono due facce della stessa medaglia. Entrambe delineano creatività, energia e abilità. Fin dall’inizio ho capito di voler fare il biologo per sempre. Era una sostanza cruda, qualcosa che scolpisci e con cui puoi creare qualcosa. Con la musica è stato lo stesso: innovazione, scrivere canzoni ed interpretare la musica in modi differenti di da la stessa esaltazione che hai dalle scienze”.

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