I climatologi avvertono che siamo in una condizione di emergenza planetaria, poiché stiamo andando incontro a cambiamenti climatici irreversibili.
È una minaccia esistenziale per la civiltà, dicono Tim Lenton e i colleghi, climatologi dell’University of Exeter, Inghilterra Sud-occidentale. Con questo collasso, la terra potrebbe diventare una specie di serra con un aumento di 5°C delle temperature e 6-9 metri del livello del mare, perderemo le barriere coralline e la foresta amazzonica. Insomma, gran parte della terra sarebbe inabitabile.
Si ha necessità di una risposta di emergenza su scala globale per limitare il riscaldamento a 1,5°C, aggiunge Lenton, e si dice scioccato nella scoperta che questi punti di non ritorno che si pensava di superare in un lontano futuro, siano invece molto vicini.
È già in corso il lento collasso della Banchisa dell’Antartico occidentale e alcuni dati mostrano che potrebbe essere lo stesso per alcune zone di quello orientale. Sciogliendosi entrambi, il livello del mare aumenterebbe di 7 metri in pochi secoli.
I punti di non ritorno – introdotti vent’anni fa (IPCC)– sono definiti tali poiché possono arrivare a livelli estremi e poi cambiare in modo irreversibile e improvviso. Si pensava quindi che si sarebbero scatenati una volta raggiunta la temperatura di +5°C, ma secondo gli ultimi rapporti IPCC possono iniziare tra i +1° e i +2°C.
Nonostante gli accordi presi a Parigi, possiamo comunque superare i 3°C. Per restare a 1,5°C, le emissioni globali dovrebbero diminuire del 7,6% ogni anno da ora al 2030.
Ma qualche speranza c’è: la decarbonizzazione, aumentata dal 2010, potrebbe essere un buon sistema per tenere il riscaldamento globale almeno a 2°C, sostiene un rapporto pubblicato il 2 dicembre su Enviromental Research Letters. Nonostante le emissioni siano aumentate, la decarbonizzazione è riuscita a frenare questo aumento, ed è in procinto di riuscire a farlo diminuire.